giovedì 7 maggio 2009

Sentirsi a casa in Europa


In quest’ultimo anno di studio abbiamo spesso sentito parlare e discusso di luogo vs spazio, di “non-luoghi” . Ho scoperto che questo argomento, su cui non mi ero mai soffermata troppo, mi appassiona.
Una ulteriore chiave di lettura mi è stata offerta dal libro di Raniero Regni “Geopedagogia” quando nel capitolo quinto parla di “Sentirsi a casa in Europa”
Ho difficoltà a pensarmi “cittadina d’Europa”, probabilmente mi manca quella “condivisione di memorie, esperienze, tradizioni, valori, simboli” che costituiscono l’identità di una comunità, ma è sempre una bella sensazione poter passare liberamente da uno stato all’altro senza mostrare i documenti e, ancor di più, poter usare una moneta comune.

..il denaro insieme al linguaggio, all’amore, alla verità e al potere, è uno dei media che rendono possibile l’autoriproduzione della comunicazione sociale….. l’adozione dell’euro come moneta unica avrà sicuramente un potente valore di media simbolico. Ogni transazione economica richiamerà il valore dell’Unione Europea ricordandoci che siamo cittadini d’Europa. La moneta europea sarà un potente mezzo di comunicazione simbolica capace di rappresentare una unità politica e culturale….innescando meccanismi profondi di identificazione europea.


Proprio dopo aver letto il capitolo sopra citato, durante il ponte del 1° Maggio, sono stata a Praga, una bellissima città, affollatissima, ricca di arte, di monumenti, con i segni di una storia che non ci è del tutto estranea, ma… così distante dall’idea di Europa. Il pensiero che moneta e lingua abbiano delle valenze simboliche, un potere unificante mi ronzava nella testa ma…..che delusione!! non ho trovato un solo posto che accettasse gli euro e per comunicare solo gesti o lingua ceca.
[...] nel mondo della globalità nessuno vive con una sola anima. Tutti si cimentano con identità multiple. (quasi tutti!)


Il percorso di costruzione di un’identità sovranazionale che non escluda ma arricchisca è solo all’inizio e la scuola non può sottrarsi a questo gravoso impegno. Perché ci si possa considerare a “casa” in Europa è necessaria ancora una lunga, lunga strada

Uno dei compiti decisivi della scuola è quello di una profonda educazione alla cittadinanza europea che passa attraverso la costruzione di una “comunità immaginata”, lo sviluppo della coscienza di essere un popolo solo capace di farci sentire veramente a casa in Europa. Un’Europa che guarda al mondo composto di tante culture, ma di una sola umanità…

1 commento:

  1. Hai ragione,in effetti alle volte la "fusione" di tante culture diverse, di usi e costumi cosi'differenti per storia e tradizione e'una formula difficile da mettere in pratica per sentirsi tutti cittadini europei.Vi e'anche diffidenza alle volte,per esempio nella mia regione FVG si e'visto sempre con sospetto l'ingresso della Slovenia nell'Euro,cosi'come i tedeschi che allora avevano il marco forte hanno dovut accogliere a denti stretti la lira che era un po'derelitta. ma secondo me quello che e'piu'incredibile e'che un paese europeo come l'inghilterra (non l'ultimo arrivato,quindi) abbia una moneta diversa,la sterlina. Questo fatto,a mio parere,gia'da solo sconfessa tutto il disegno culturale e politico.E'un paese arroccato a difesa della sterlina,mi chiedo cosa sarebbe successo se l'Italia si fosse arroccata anch'essa a difesa della lira,dubito fortemente che sarebbe quotata in listino cambi..
    Anche la lingua e'un ostacolo non da poco, almeno negli Stati uniti oltre 50 stati parlano lo stesso idioma,ma qui si dovrebbe aprire un altro discorso incentrato su scuola,insegnamento,ecc..Ciao,un grazie a Valeria per il consueto interessante approfondimento su varie tematiche ed argomenti.

    RispondiElimina